De Rossi, quale è stato il suo impatto sulla Roma da quando è allenatore?

Con la sconfitta all’ultima giornata sul campo dell’Empoli, la Roma ha suggellato il suo campionato con un sesto posto che vale l’Europa League e, per gli amanti del genere, il “successo” nei confronti degli storici rivali della Lazio, attardati due punti dietro i giallorossi.

Un risultato che è maturato grazie anche alla nuova linfa esercitata da Daniele De Rossi: subentrato a José Mourinho alla 21° giornata, De Rossi ha contribuito a rivitalizzare un ambiente che si trascinava da qualche tempo alcuni malumori di troppo. Ma qual è stato l’impatto di De Rossi sulla squadra e sui giocatori? E per quale motivo il management capitolino ha deciso di confermare DDR alla guida della squadra anche per la prossima stagione?

L’esonero di Mourinho

Per comprenderlo può essere utile ripercorrere un po’ di storia. Dalla seconda parte del 2023 era ben noto che i rapporti fra il tecnico portoghese e una parte dello spogliatoio si fossero definitivamente compromessi. E la situazione ambientale ha sicuramente contribuito non solamente alla generazione di risultati sotto le attese, quanto anche alla decisione di esonerare Special One & staff.

La scelta è formalmente maturata il 16 gennaio, con Mourinho convocato da Dan Friedkin per avere spiegazioni sull’andamento della squadra a margine della sconfitta maturata 48 ore prima a San Siro contro il Milan. Pare che gli animi si siano accesi e che l’esito del colloquio sia stato – appunto – l’esonero.

Sempre secondo le ricostruzioni, la decisione di rompere sarebbe stata già nella mente di Friedkin, a cui alcuni giocatori si erano rivolti esternando il malumore sia per il tipo di gioco, giudicato troppo passivo e penalizzante per molti singoli, sia per le critiche costanti che arrivavano con le conferenze stampa dell’allenatore di Setubal.

L’arrivo di De Rossi

È in questo contesto che si inserisce l’arrivo di De Rossi, il cui principale merito è stato quello di lavorare principalmente sulla psiche dei giocatori, infondendo uno spirito più votato all’attacco.

Tatticamente, l’ex capitano giallorosso toglie un difensore e modifica la difesa da 5 a 4, che Mourinho non vedeva gradevolmente. A centrocampo DDR lavora soprattutto sulla mente di Paredes e Pellegrini che, di fatto, sembrano anche essere due dei giocatori maggiormente rivitalizzati dalla cura del tecnico romano.

In particolare, l’argentino diventa il play nella mediana a tre, con la conseguenza che tocca molti più palloni di prima diventando protagonista nello sviluppo della manovra. Ancora più ricco è stato l’intervento su Pellegrini, che da giocatore troppo passivo e assente dal gioco nell’epoca Mourinho, diviene invece un pezzo quasi imprescindibile della squadra.

Tuttavia, è errato limitarsi a tutto ciò. Il lavoro svolto da De Rossi sulla Roma si vede infatti in tutti i reparti, difesa inclusa, con il recupero di alcuni giocatori che erano spariti dal radar (come Smalling) e che invece sono stati recuperati. Un cenno lo si può poi dare a Svilar: il portiere era scomparso con Mourinho, mentre De Rossi lo ha eletto titolare. Una scelta che è stata premiata da una serie di prestazioni particolarmente convincenti.

Ad essere convinti di tutto ciò sono stati anche i Friedkin che, di fatti, il 18 aprile hanno annunciato che Daniele De Rossi continuerà ad essere l’allenatore della Roma. Una conferma che non è solamente un attestato di stima della società nei confronti di un allenatore che ha ripreso in mano le redini della squadra quanto – pare – anche una richiesta da parte di una buona parte dello spogliatoio, convinta che DDR possa essere l’uomo giusto per guidare la squadra durante l’intera stagione, e non solamente di una parte di essa.

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